Francesca Totolo è una cronista italiana con una significativa presenza sui social italiani. Ha quasi diecimila iscritti su Telegram e più di cinquantamila su X. Molto di ciò che posta ha a che fare con il declino dell'Italia, causato in ampia misura dall'arrivo di migranti da paesi disfunzionali del terzo mondo. Nel tardo agosto di quest'anno, ha pubblicato il suo quinto libro, Le vite delle donne contano.
Il suo libro è una raccolta dei numerosi attacchi verso le donne in Italia e nel resto d'Europa che sono avvenuti negli scorsi dieci anni circa, e che sono stati commessi da immigrati uomini. È un libro necessario. Così tanti di questi crimini sono sottostimati o del tutto non segnalati, i nomi delle vittime taciuti o dimenticati, così come i nomi dei criminali. Il libro della Totolo sembra molto un “thread” su X. È in larga parte costituito da dati: il giorno e i tetri dettagli di un omicidio qui, di uno stupro là. Le informazioni sono in larga parte illustrate in brevi paragrafi. Ogni paragrafo racconta la storia di un atto criminale contro le donne, per poi passare al seguente paragrafo che ne racconta un altro.
La composizione de Le vite delle donne contano ricorda il libro del 2017 di Douglas Murray, La strana morte dell'Europa, in particolare il capitolo intitolato “Imparare a convivere con l'immigrazione.” Tale capitolo è un resoconto per filo e per segno di alcuni dei più raccapriccianti crimini commesi da cosiddetti rifugiati e immigrati nelle terre europee. Tuttavia, se il libro di Murray presentava storie ed interviste personali con persone da ogni fase del processo migratorio, con l'aggiunta della prosa coinvolgente di Murray, il libro della Totolo è in larga parte nient'altro che un resoconto di fatti nudi e crudi. È stato detto che "facts don't care about feelings," ai fatti non importa dei sentimenti, ma vale la pena ricordare che ai sentimenti non importa dei fatti.
Viviamo in un'epoca ossessionata con i dati. A chiunque piace giocare allo statistico da tavolino. Una rapida occhiata su internet permette di trovare tutte le informazioni necessarie per fingersi un esperto su qualcosa. Alla fine, tutte le percentuali, tabelle, grafici, e analisi dei dati ammontano a nient'altro che clamore. La maggior parte della gente semplicemente non si fa influenzare dai fatti. Quando si tratta delle conseguenze delle disastrose politiche migratorie europee del “frontiere aperte,” le fredde statistiche importano ancora meno. Un grafico che mostra la grottesca sovrarappresentazione degli afgani nei casi di violenza sessuale in tutta Europa non è niente in confronto alla foto di un “rifugiato” bambino steso senza vita su una spiaggia, annegato insieme alle sue speranze di raggiungere “una vita migliore.” La destra nazionalista ha fallito nel cogliere il potere dei sentimenti e della narrazione. Le vite delle donne contano contiene in effetti un potente messaggio emotivo, ma non arriva dalle parole della Totolo. Arriva, piuttosto, da Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastropietro. Pamela aveva 18 anni quando venne stuprata, ammazzata, e fatta a pezzi da uno spacciatore dalla Nigeria, dall'assai ironico nome Innocent Oseghale. Nella postfazione della Verni, ci viene fatto intravedere il vero dolore e la vera sofferenza umana che il “refugees welcome” e altre allucinazioni immigrazioniste hanno causato.
Un'altra manchevolezza del libro si intuisce dal titolo stesso. La Totolo ha scelto di focalizzarsi esclusivamente sulla violenza contro le donne. Tutti gli uomini e i ragazzini (e ce ne sono molti) che sono stati ammazzati, e anche stuprati, da immigrati del terzo mondo non sono menzionati. “Le vite delle donne contano,” ma davvero serve che ci venga detto? La nostra società valorizza di già le donne e le ragazze più degli uomini e dei ragazzi.
Mi permetto di condividere un breve aneddoto. All'annuncio del titolo del suo libro nel canale Telegram di Francesca Totolo, uno dei suoi “follower” chiese, “E le vite dei maschi? Quelle non contano?” La sua domanda ricevette una risposta di scherno da qualcuno, lo chiameremo Marco, che derideva l'idea stessa che gli uomini e i ragazzini pure fossero vittime del crimine degli immigrati. Osservai il loro botta e risposta per un po', e poi decisi di aggiungermi. Pur concedendo che le donne e le ragazze sono più probabili vittime di violenza sessuale, mostrai a Marco svariati esempi di uomini e ragazzi che sono stati ammazzati, alcuni anche stuprati, da migranti del terzo mondo in Europa. Marco continuò non solo a non prendere in considerazione questi esempi, ma rise pure di loro, replicando con emoji ridenti ad ogni storia della morte di un ragazzo per mano di un invasore straniero. Un giovane uomo picchiato, accoltellato, o fatto a pezzi è insignificante e indegno di notizia perché, agli occhi di Marco, succede così raramente. Gli attacchi contro le donne sono ciò che importa veramente. Non potrebbe avere più torto riguardo a ciò, ma la scelta di titolo e di tema della Totolo non faranno niente per fargli cambiare idea e fargli importare delle vite dei figli d'Europa.
Anzi, un altro difetto del suo libro è che non è nemmeno veramente sulla violenza contro le figlie d'Europa. Le vite delle donne contano cita vari esempi di uomini stranieri che ammazzano o mutilano le loro mogli o ex-fidanzate straniere. Mi spiace, ma non mi interessa che un indiano ha dato fuoco alla sua moglie indiana. Mi importa solo che è successo in Italia. Né il marito né sua moglie dovrebbero essere in alcun paese europeo. Certamente non mi interessa di più di una donna indiana che di un ragazzo tedesco picchiato a morte da gang di immigrati. Il libro della Totolo ignora Arthur Leven, Thomas Perotto, Dominique Bernard, il bambino austriaco stuprato in una piscina pubblica, e così tanti altri, per raccontarci invece della sofferenza di donne pakistane o cingalesi per mano dei loro mariti.
Magari dal punto di vista della Totolo le storie di queste donne straniere servono a rinforzare il suo discorso generale, cioè che l'Italia e il resto dell'Europa hanno importato in massa nelle loro società gente genuinamente misogina. Ciò non è esattamente una scoperta rivoluzionaria. Il libro della Totolo fa frequente riferimento ad Ayan Hirsi Ali. Ali è una dei tanti conservatori che basano la propria opposizione all'immigrazione di massa sul trattamento delle donne nella cultura islamica. È un modo relativamente cauto di opporsi all'immigrazione senza toccare i temi tabù delle differenze razziali e della sostituzione demografica, così da assicurarsi che verrai ancora invitato ai cocktail party con Jordan Peterson e altre celebrità della cosiddetta destra.
Non voglio sembrare eccessivamente duro nei confronti di Francesca Totolo o del suo libro. La Totolo è ottima sui suoi profili social. È ben consapevole della sostituzione etnica che sta avvenendo in Italia e in tutta l'Europa occidentale e non rifugge dal denunciarla. È altresì a conoscenza dei casi di migranti che uccidono e mutilano dei ragazzi. È precisamente per questo che sono rimasto deluso dai contenuti e dallo stile del suo libro.
Le vite delle donne contano cerca di impartire informazioni. Su tale fronte, è di successo. Fui sorpreso quando venni a sapere che, a causa dell'immigrazione di massa dal terzo mondo islamico, la legislatura italiana dovette introdurre divieti sui matrimoni forzati.
Un filo conduttore che unisce così tanti dei casi di stupro e omicidio è la conoscenza anticipata ed impotenza della polizia e del sistema giudiziario italiani. In più di un'occasione, uno straniero che avrebbe poi ammazzato una donna era stato segnalato, a volte dalla sua stessa famiglia, alla polizia. La polizia rispondeva dicendo che, fino a che l'uomo avesse commesso un crimine, non c'era niente che potessero farci.
Un'altra caratteristica comune in diversi casi è la fine brutalmente violenta fatta da giovani donne europee per mano dei loro fidanzati stranieri. La Totolo non dice mai nulla di esplicito. Lascia che i dati parlino per lei, ma il messaggio non potrebbe essere più chiaro: non lasciate uscire le vostre figlie con uomini dall'Africa, dal Medio Oriente, o dal subcontinente indiano.
Non mi sorprese, ma comunque mi inorridì, l'apprendere che il 39% dei detenuti nelle prigioni italiane provengono dal Nordafrica, gli stessi paesi magrebini da cui proviene la maggior parte della recente migrazione verso l'Italia. In quanto al crimine giovanile, è ancora più allarmante. Al gennaio 2024, il 51% dei detenuti minorenni sono stranieri. Di quel 51%, il 77% provengono dal Nordafrica. Queste percentuali non includono nordafricani che hanno ottenuto la cittadinanza italiana e che vengono quindi classificati come italiani.
La Totolo fa anche molto bene nel rimproverare alle femministe italiane la loro deliberata cecità e rivoltante ipocrisia. Di più, arriva a considerare le femministe direttamente responsabili per molti dei massacri in Europa. È, senza dubbio, corretta nel farlo.
Uno degli esempi più disgustosi è il caso di Iris Setti, una nonna sessantunenne che fu aggredita sessualmente e poi uccisa da un nigeriano chiamato Chukwuka Nweke.
Prima di ammazzare la signora Setti, Nweke aveva già commesso una serie di crimini. Il magistrato locale, una donna chiamata Viviana Del Tedesco, determinò che Nweke non meritava la galera e lo rilasciò invece di nuovo per strada. Spiegò questa decisione dicendo che Nweke “era collaborativo, una persona assolutamente corretta,” che aveva “un fisico spettacolare” e “doveva andare a fare le Olimpiadi.”
A sette anni da La strana morte dell'Europa, è un misto tra l'essere assurdo e il far infuriare che libri come Le vite delle donne contano possano e debbano ancora essere scritti. Sembra che nessun ammontare di sacrifici di sangue soddisferà i fanatici delle frontiere aperte e della diversità. Fino a quando non saranno fermati e puniti, e i detriti umani a cui hanno permesso di insuinarsi nelle nostre madrepatrie rastrellati così da potersene sbarazzare, più nonne, figlie, mogli, e figli, continueranno ad essere massacrati.